Ken Damy, fotografo e raffinato grafico, ha sempre coltivato nei decenni un atteggiamento da artigiano sperimentatore delle potenzialità di tutte le fotocamere, degli obbiettivi, delle pellicole, della stampa, delle commistioni di linguaggi (certo uso della fotocopiatrice, ad esempio). E ha sempre ribadito che la macchina fotografica è un mezzo di formatività elastica così come le nuove tecnologie digitali.
(...) Sono passati molti anni da quando Ken Damy scattava istantanee ai camion in transito, o migliaia di diapositive ai cieli incombenti sull'orizzonte, o semplicemente alla strada davanti al parabrezza, mentre viaggiava in macchina.
Emergeva già allora una pratica diventata comune a tanti artisti del nostro tempo dopo la perdita del centro: l'attraversamento della precarietà e dell'effimero, gettando una rete per catturare indizi minimi di verità.
Contro la voglia dogmatica di certezza e verità subito, tutta intera, il fotografo proponeva anche questa marginalità come ricchezza, come scrittura dell'esperienza che nel suo scorrimento ricomponesse una somma di destini, in un mondo in cui si sono perse le istruzioni per l'uso.
La fotografia è una superficie che non potremo mai attraversare, ma muove, come nel termine istantanea, da un'analogia con un istante di vita.
dal testo di Fausto Lorenzi
La mostra sarà aperta presso Spazio Contemporanea fino al 21 dicembre 2024
Dal giovedì al sabato dalle 15 alle 19 con ingresso gratuito